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giovedì 10 settembre 2009

Due amiche

Quella mattina di maggio del 1938 l'aria profumava di rose e gelsomini. Rebecca aveva intenzione di recarsi al paese ad acquistare la stoffa per confezionare l’abito per la cerimonia nuziale di Lia, la sua amica più cara. Era una splendida giornata e il sole, alto nel cielo, emanava una luce abbacinante.

Rebecca pensava a Lia con profondo affetto: la vedeva così felice e raggiante! Erano cresciute assieme, avevano assistito ai mutamenti fisici l'una dell'altra, condiviso l'adolescenza, i primi turbamenti amorosi, gli studi. Due amiche inseparabili, unite da qualcosa di magico e profondo.

Sembrava che nulla avrebbe potuto intromettersi nel loro rapporto di amicizia che esisteva da venticinque anni; un quarto di secolo nel quale si erano confidate i pensieri più intimi e segreti senza pudori, quasi stessero parlando allo specchio, senza temere illazioni e giudizi, sicure entrambe del silenzio reciproco.

Lia così gioiosa e piena di energia, entusiasta della vita, ottimista tanto che, a volte, Rebecca la rimproverava e le raccomandava maggiore prudenza nei giudizi.

Rebecca era, per natura, un pò malinconica e pigra; la vicinanza di Lia le giovava, in quanto era spronata dall'amica, dalla personalità dirompente, a condividere tanto entusiasmo, di per se contagioso. Contagiosa era stata anche la varicella quando all'età di tredici anni, Lia, l'aveva contratta dal cugino e prontamente l'aveva trasmessa a lei; in quel periodo si mandavano delle buffe letterine, nelle quali gareggiavano sull'estensione dell'esantema. Quante risa echeggiavano nell'aria quando erano assieme! Adesso Lia stava per sposarsi e si sarebbe trasferita a Milano; la lontananza avrebbe cambiato qualcosa tra loro? Rebecca era certa che nulla avrebbe potuto mutare la loro amicizia.

Scelse della seta azzurra per l'abito della cerimonia.

La situazione politica era preoccupante; più volte Alberto, suo marito, le aveva parlato di un clima sempre più opprimente, provocato dai soprusi e dalle violenze del regime. Nel 1937 c'era stata la diffusione dell'antiebraismo in Italia attraverso campagne di stampa e pubblicazioni, successivamente, nel febbraio del '38, il Ministero degli Interni aveva disposto il censimento della religione professata dai propri dipendenti e Alberto aveva dovuto dichiarare la sua, così pure Paolo, il futuro marito di Lia. Paolo era di religione ebraica.

Lia sposò Paolo il primo luglio del '38. Alla fine dei festeggiamenti le due amiche, consapevoli del fatto che iniziava una nuova fase della loro amicizia, sentirono il bisogno di appartarsi. L'emozione di sapere che a breve sarebbero state materialmente, fisicamente, non più vicine, le spinse ad un abbraccio vigoroso, suffragato dalla promessa di scriversi spesso e di rivedersi quanto prima.

Iniziò così un periodo di lontananza tra Rebecca e Lia, fatto di contatti telefonici e di alcune lettere.

Agosto 1938

Cara Lia,

le giornate qui al mare sono un pò vuote senza di te: certo nuotare è sempre un piacere, ma con chi gareggio? Sai bene che Alberto apprezza più la lettura del nuoto. Mi manca il tuo entusiasmo, la tua vivacità. Sono dispiaciuta e amareggiata per i problemi che Paolo sta avendo e sono seriamente preoccupata per voi.

Leggiamo sempre i giornali e le notizie che riportano mi lasciano un senso di inquietudine profonda. Non bisogna drammatizzare, anche se la realtà non è rassicurante. Dobbiamo avere fiducia!

La ricetta delle orate è straordinaria. Ringrazia la tua vicina da parte mia e quando ne hai l'occasione chiedile se ne conosce delle altre. Ti penso con profondo affetto e ti aspetto ...

Rebecca

Cara Rebecca,

ricevere tue notizie mi è di grande conforto, sto vivendo un momento di particolare difficoltà: ti vorrei qui, vicino a me. A volte penso che potrei impazzire. Convivo con il timore di una disgrazia incombente. Le notizie dalla Germania, come sai, sono allarmanti ed io e Paolo siamo seriamente preoccupati. Il prossimo settembre verrò a casa e così ci ritroveremo ...

Con affetto

Lia


L'emanazione delle leggi antiebraiche nel novembre del 1938 fu un duro colpo inferto all'esistenza di moltissime persone.

Le due amiche non avrebbero più potuto condurre una vita tranquilla, a creare un clima di odio e paura tra la gente ci pensò il fascismo.

Gli anni che seguirono furono sciagurati, il disegno del regime portava, in un crescendo di restrizioni, obblighi e soprusi, verso un conflitto che avrebbe distrutto uomini e città.

Paolo fu deportato, come lui molti altri.

Nel cuore delle due amiche piombò il buio, la disperazione. I loro occhi, guardandosi, domandavano perché ....... Perché non possiamo più vivere pacificamente, perché dobbiamo essere privati degli affetti, perché la follia e la prevaricazione di alcuni può distruggere la vita di molti e infliggere loro sofferenze indicibili?

L'amicizia per loro era il bene più grande e condivisero anche quell'agghiacciante momento.

Non si può passare indenni attraverso eventi orribili, ma nulla può la bramosia di potere e di controllo su chi cerca di essere nel giusto e di rispettare i suoi simili.

Forse Rebecca e Lia erano speciali, forse .... certo è che gli affetti, quelli dettati dal cuore, non possono essere cancellati da nessun tipo di avversità, per quanto atroce sia.

Alla base di un' amicizia l'onestà è fondamentale e questo implica da parte dei singoli un'attenta ed accurata analisi dei propri comportamenti e la capacità di scusarsi anche per la follia umana.


Lu.Ca